SEMINARIO PER DISCUTERE DI AUSCHWITZ

OperaIl Memoriale della Shoah di Parigi ha partecipato, con propri rappresentanti, al seminario formativo “Per discutere di Auschwitz: conoscere la storia per trasmetterne la memoria” tenutosi in settembre ad Asti.
L’iniziativa è stata organizzata dall’Israt, con l’Associazione culturale “RectoVerso” di Torino.
SEMINARIO PER DISCUTERE DI AUSCHWITZ : conoscere la storia per trasmetterne la memoria
Asti, 10 – 17 e 18 settembre 2014

Polo universitario Asti Studi Superiori (Piazzale De Andrè- corso Alfieri) Asti
Seminario di formazione (primo livello) sulla storia e l’insegnamento della shoah
Destinatari: insegnanti in servizio presso ogni ordine di scuola o comandati pressi Istituti, musei e associazioni tra le cui finalità rientrino anche la trasmissione della storia del genocidio degli ebrei, educatori, guide e operatori museali.

REGISTRAZIONE AUDIO E MATERIALI DEGLI INTERVENTI

La distruzione degli ebrei d’Europa sotto il nazismo.
Le tappe della “soluzione finale - SLIDE intervento Zachary
Pascal Zachary, docente di storia e geografia, formatore insegnanti L’eredità di Auschwitz. - Francese - Durata 1:33'

La shoah, tragedia storia e usi politici
G. Bensoussan, storico e responsabile editoriale del Mémorial de la shoah - Francese - Durata 1:18'


La persecuzione degli ebrei e il mito del buon italiano. Abstract intervento
Diego Guzzi. Università degli Studi di Torino. - Italiano - Durata 57'

Una città, una comunità, una storia: l’Università israelitica di Asti.
Abstract intervento Colli
SLIDE intervento Colli
Mariacristina Colli. Associazione ARTEFACTA. - Italiano - Durata 48'

Deportazione razziale e deportazione politica: date, luoghi, vittime e responsabili - SLIDE intervento
Nicoletta Fasano. Istituto Storico per la Resistenza di Asti.  Italiano - Durata 51'

PROGRAMMA SEMINARIO


RIFERIMENTI UTILI
Laura Fontana, è Responsabile del Progetto Educazione alla Memoria del Comune di Rimini che dirige dagli anni Novanta e dal 2009 Responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah. Sito web

Mémorial de la Shoah di Parigi. Sito web

Casa della Memoria della Resistenza e della Deportazione di Vinchio. Sito web

Oggi, a distanza di settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, la conoscenza della storia della persecuzione degli ebrei mediante quell’immensa tragedia chiamata Shoah pare assodata. Basterebbe constatare il numero gigantesco di iniziative che in tutta Europa e buona parte del mondo si svolgono su questo tema (commemorazioni, seminari, convegni, viaggi ad Auschwitz e migliaia di pubblicazioni e rappresentazioni di ogni genere). Non solo, dunque, la democratizzazione dell’informazione e lo sviluppo del cyberspazio e dell’era internet consentono a chiunque di informarsi e di accedere alla storia e ai documenti, ma l’amplificazione mediatica che televisione, cinema e stampa esercitano sull’opinione comune creano l’illusione che della shoah tutti sappiano già tutto.

Eppure, come ha sottolineato anche lo storico Enzo Traverso, siamo di fronte a un’evidente sproporzione tra ridondanza della shoah nel discorso pubblico (tutti ne parlano) ed effettiva comprensione di quell’evento storico che ha segnato una frattura insanabile non solo nella storia dell’umanità ma nel concetto stesso di vita umana (pochi hanno veramente studiato quella tragedia col rigore della storia e facendone una riflessione politica e non solo morale sull’animo umano).

Dopo alcuni anni dall’istituzione della Giornata della Memoria, il bilancio che se ne può trarre non è ancora molto lusinghiero, non solo perché permane, malgrado le buone intenzioni, un’insufficiente e spesso banalizzata conoscenza dei fatti storici, ma anche perché sta emergendo da più parti – talvolta con tono sommesso e strisciante talvolta apertamente come provocazione – un atteggiamento di stanchezza e di rigetto, soprattutto da parte dei giovani letteralmente “bombardati” di lezioni su Auschwitz soprattutto intorno al 27 gennaio. Con la conseguenza che la buona intenzione di “parlare della shoah” se non supportata da un giusto contesto e da strumenti adeguati possa trasformarsi in un boomerang fatto di insofferenza e persino indifferenza.

D’altro canto, non sempre i manuali scolastici aiutano a costruire quella conoscenza dei fatti che continua a essere lacunosa e molteplici ricerche condotte dalla rete degli Istituti storici italiani e di recente dal Cdec di Milano hanno dimostrato come spesso nei libri di testo in uso nelle nostre scuole si parli superficialmente delle responsabilità italiane nella shoah in Italia nonché della shoah in quanto genocidio. Tutto questo genera spesso incertezza e sgomento negli insegnanti che si trovano di fronte a un’impresa difficile: spiegare agli studenti che cosa è stata e che cosa ha significato per noi la shoah, con poco tempo, scarsità di mezzi e insufficienti occasioni di formazione e aggiornamento.
Allora come fare per tener viva la memoria senza rinunciare a un insegnamento di storia che recuperi quel rigore e quell’attenzione necessaria a ricostruire e comprendere una tragedia così complessa? Ma soprattutto come riuscire a trasmettere alle giovani generazioni la convinzione che la domanda sul male di Auschwitz sia ineludibile per qualunque uomo? Come coniugare storia e presente senza banalizzare la shoah e decostruendo i tanti pregiudizi e stereotipi ancora diffusi (uno su tanti, la passività degli ebrei rispetto alla persecuzione) ? Come fare intuire ai ragazzi lo stretto legame con il presente, con i meccanismi di criminalizzazione della diversità, i quotidiani episodi di discriminazione, violenza, conflitto, guerre e uccisioni di massa, senza contare gli abusi linguistici che non creano altro che maggior confusione?

Vittorio Foa diceva che la memoria della storia ha senso se riesce a fare di quella storia una memoria viva, capace di interrogare colui o colei che la studia e che ne vuole trarre un interrogativo che abbia un senso per la sua esistenza. Forse ricominciare a insegnare che gli ebrei prima di essere stati trasformati in vittime sono state persone e che come persone hanno dato un contributo essenziale allo sviluppo culturale, artistico, economico e politico dell’Europa, e pertanto anche dell’Italia, potrebbe essere un buon inizio. Vale a dire insegnare qualcosa della storia e della presenza ebraica prima di affrontare l’argomento shoah consentirebbe agli studenti di capire di chi stiamo parlando quando parliamo genericamente di “vittime” e di numero di morti. Ricostruire e raccontare, ad esempio, storie individuali e famigliari di italiani ebrei (insistendo su quest’ordine delle parole, invece che su “ebrei italiani” che agli occhi dei ragazzi trasmette un senso di diversità o estraneità alla nazione), offre la possibilità di ripercorrere quel vissuto quotidiano prima della guerra, ma anche quel “dopo” la shoah che ha consentito ai sopravvissuti di continuare a vivere.

Infine, parlare di Shoah non deve essere visto, semplicemente, come un modo per sconfiggere l’antisemitismo di oggi, ancora ben presente in tutti i paesi europei, ma deve essere un modo per apprendere anche un nuovo linguaggio culturale fatto di parole e di contenuti che diventino uno strumento anche per capire il presente, aiutandoci a decodificare come si costruisce un’immagine negativa dell’altro, come si diffonde l’odio, come si sostengono misure e politiche di emarginazione e criminalizzazione.

Questo seminario, promosso grazie alla collaborazione tra più enti e associazioni, vuole offrire un contributo in termini di conoscenza sulla shoah, coinvolgendo gli insegnanti e tutti coloro che lavorano su questo tema in una riflessione a più livelli, che indaghi i contenuti minimi della conoscenza storica che sono indispensabili per poter tenere “una buona lezione su Auschwitz” ma anche strumenti e metodi didattici più appropriati a seconda dei destinatari e del contesto.

Claudia Bourdin, Associazione Culturale RectoVerso, Torino,
Laura Fontana, Mémorial de la shoah, Parigi,
Nicoletta Fasano, Istituto Storico per la Resistenza, Asti.